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     Una immagine panoramica davvero significativa che Chris Meier, un fotografo molto noto a Stoccarda, ha voluto omaggiarmi in occasione di un suo servizio del lontano anno 1996, eseguito vagando per le alture della nostra provincia ed oltre.                   Una selezione accurata pubblicata nel volume “Sizilien” da lui stesso edito, ricco di emozionanti vedute intercalate da contenuti di viaggio relativi alle nostre realtà culinarie. Scorci di un territorio ormai sempre più vilipeso, vaghi ricordi per chi ha potuto godere della loro serenità senza tempo.                                                                                                                                                                                                                                  Chissà se Chris Meier potrebbe riconoscere i luoghi immortalati nei suoi scatti, oggi crudelmente feriti, nascosti e sviliti all’ombra dei freddi mostri di cemento e di vetro, che sempre più offendono la sensi
  Intervento del Presidente Mattarella sulla libera informazione. “Alla libertà di opinione si affianca la libertà di informazione, cioè di critica, di illustrazione di fatti e di realtà .   Si affianca, in democrazia, anche il diritto a essere informati in maniera corretta. Informazione, cioè, anche come anticorpo contro le adulterazioni della realtà. Operare contro le adulterazioni della realtà costituisce una responsabilità, e un dovere, affidati anzitutto ai giornalisti". Parole sante che, fatta salva la sovrabbondanza di princìpi, non fanno una piega in quanto tali; e poi il prestigio della cattedra dovrebbe distoglierci da qualunque altra opinione. Ma in riferimento ai ‘fatti e realtà’ non è facile non prendere una posizione in seria disarmonia con tanto aulico intervento. In sintesi, la realtà sotto i nostri occhi più che rispettosa della corretta informazione appare piuttosto legata a doppia mandata alla sua “adulterazione”, e ancor meno “anticorpo” contro la stess
  Che l’attuale mondo in conflitto vada assimilato al mitico labirinto, la cui via d'uscita per chiunque vi si fosse addentrato era impossibile da ritrovare, si direbbe una metafora niente male appropriata. Particolarmente per chi solitamente si affida agli ottimistici scongiuri contro i pericoli di una guerra mondiale. Anche se tra la confusionaria folla di popoli che in quel labirinto si aggira i ripensamenti fanno capolino, c’è purtroppo la consapevolezza che la situazione ormai allarmante non evolve per nulla all’insegna del buonsenso. Ammesso che vi sia qualcuno in possesso di quel “filo” conduttore per guidare verso l’uscita la folla impantanata, tutto lascia dubitare della buona volontà dei principali protagonisti di riavvolgerlo al gomitolo da cui era stato dipanato. Si direbbe che manchi l’intenzione di ripartire da basi improntate alla volontà di dirimere piuttosto che rimanere arroccati nei progetti funesti in cui mostrano di trovarsi a proprio agio, ben lontani dal
 Vi sono vicende nel mondo giudiziario che, detto terra terra, ti fanno andare nel pallone. Qualcosa per cui l’obbiettività operativa nelle procedure rappresenta talvolta una vera e propria variabile indipendente. In special modo in quelle legate all’aleatorietà delle misure di prevenzione, assurdamente finalizzate a prevenire quello che non hai mai fatto e che non hai nessuna intenzione di fare. Ma dove l’arte del grezzo ipotizzare può supplire alla prova del crimine, e conseguentemente al rispetto delle leggi democratiche e costituzionali.  Quando in sintesi manca la prova, ma una serie di congetture fondate sull’arbitrio del potere diventa più che sufficiente per introdursi nei tuoi beni a fini di impossessamento. Similmente, per citare la storia, a quanto avveniva nei tribunali della Roma papale.  Facendo perno oggi, come allora, sul “prezioso soccorso” di pentiti e maldicenti seriali, abiuri e dilaniatori di comodo. Altrimenti noti come conclamati avanzi di galera aspiranti alla l
  Mi rendo conto di avventurarmi in questioni apparentemente di lana caprina, di avere la tigna di spaccare il capello. Il giornalista, sempre citando le mie vicende, scrive in TP24 di una mia “ frustrazione per la ripetuta criminalizzazione dei media, senza solidi fondamenti o riscontri recenti” . Non posso in questo caso che disapprovare affermazioni di tal genere. Parlare di mia frustrazione è una maniera di farla fuori dal vaso da parte del giornalista, che anziché divagare su sentimenti lontani dalla mia psiche, potrebbe affrontare meglio il tema del contendere. Aggiunge e precisa nel contesto di appena un rigo del suo breve concetto: “ senza solidi fondamenti o riscontri recenti” come si trattasse di farina del mio sacco. È il richiamo che mi attribuisce ai riscontri recenti che mi fa sentire turlupinato. Me lo fa dire perché di riscontri ve ne sono di vecchi? A seguito di sentenze che li certificano? Pubblicarne gli estremi sarebbe stato il minimo da parte sua. Sono certo,
  Un mio messaggio o commento di qualche tempo fa di cui non trovo il riferimento. Lo propongo.   Suggerisco a tutti i giornalisti, che da diversi anni si impegnano a descrivermi come contiguo alla mafia e depredatore di Selinunte, di prendere nota dei punti esplicativi al riguardo, contenuti nella sentenza del Tribunale di Trapani emessa il 22 ottobre 2021 e resa pubblica il 26 maggio 2022: Pag. 38 della sentenza Dalle dichiarazioni di Spatola e Calcara “Non si può ritenere raggiunta la prova che GB fosse intraneo all'associazione, atteso che, non solo le dichiarazioni rese dai due dichiaranti sono totalmente difformi, ma anche dal fatto che Spatola fu ritenuto espressamente non credibile su tale circostanza. Tale giudizio è condiviso da questo Tribunale mancando elementi di certezza non solo sull'affiliazione ma anche su specifiche condotte illecite attribuibili a GB in favore di Cosa Nostra in quel contesto temporale.” Ancora in un secondo virgolettato lapidario a
Dal quotidiano on line TP 24 “Importante operazione eseguita dalla Direzione Investigativa Antimafia con il sequestro di beni inestimabili a Gianfranco Becchina”.  Non si capisce se il giornalista conosce bene la definizione di beni “inestimabili”, o, quantomeno, ha la competenza per definirne l’importanza sia in termini di valore venale che di pregio. Lo scrive, plausibilmente per amore delle definizioni altisonanti al pari dei suoi sodali nella professione.  Per definire inestimabili delle antiche anfore di terracotta, che da tempo immemorabile vengono pescate assieme ai pesci nelle profondità marine, prive di alcunché di particolare che non sia il fascino delle concrezioni secolari, ce ne vuole davvero di forzatura. Forse sarebbe opportuno chiarire, per meglio comprendere di cosa parliamo, che dopo l’utilizzo come contenitori di olio, vino e alimenti vari altro non rappresentavano che dei vuoti a perdere.         Nell’antica Roma venivano persino utilizzate come drenaggio nei la
  Debbo constatare con mio grande disappunto che i notiziari delle varie reti televisive, i vari social ed alcune testate giornalistiche, riportano con grande risalto e clamore la notizia di un importante sequestro di alcuni reperti archeologici di valore eseguito dalla Dia di Trapani presso la mia abitazione. La notizia per risultare più interessante è stata arricchita con l'ormai consueta favola della mia vicinanza a Matteo Messina Denaro.   Pur essendo stata acclarata come circostanza “inesistente“ nei pronunciamenti dell’ autorità giudiziaria che ha archiviato queste fantasie in tempi brevissimi. La vicenda del 13 giugno 2024 non è avvenuta nei termini pubblicizzati, e pertanto per amore di verità va riportata in modo corretto. Come ritengo ormai sia abbastanza  noto, nel novembre del 2017 il  tribunale delle misure di prevenzione  di Trapani ha  promosso un procedimento nei miei confronti disponendo il sequestro (provvisorio) dei miei beni, finalizzato, in caso di cond
  Nel momento in cui si ipotizza l'avvento di Mario Draghi nel mondo politico europeo ripropongo  una mia vecchia opinione sul personaggio, governatore all'epoca della Banca D'Italia   Martedì 9 agosto 2011 Il governatore Draghi e la mafia  Non saremo sicuramente in pochi ad esser convinti che la mafia - nei confronti della quale, sia preliminarmente detto a scanso di equivoci, non sto ipotizzando sconti di alcun genere – possa anche avere la funzione di comodo paravento per organizzazioni parallele da essa totalmente autonome, tradizionalmente annidate, in giacca e cravatta, nei punti nevralgici della società in cui viviamo.                                       Una convinzione riaffiorata in me recentemente ascoltando e leggendo di un convegno organizzato alla Statale di Milano, nel corso del quale il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nell’analizzare la crisi economica italiana ne ha attribuito una gran parte di responsabilità alla mafia e alla sua p
     Le contraddizioni alle quali stiamo assistendo con crescente preoccupazione, se viste alla luce delle ripetitive vicende che affondano le radici nel divenire della storia umana non possono sorprendere più di tanto. Si direbbe che tutto avvenga all’insegna dell’ineluttabile. In momenti in cui morte e devastazioni infuriano per ogni dove, i vari soloni che spaziano nell’atmosfera di bellicismo in crescendo non si fanno scrupolo di glissare sulle obbiettive chiavi di lettura, sul perché di queste ed altre tragedie.     Guerre, carestie, migrazioni puntualmente funeste e problemi seri per la sopravvivenza, inducono a considerazioni che vanno al di là della logica spicciola dei tanti commenti infiocchettati di retorica nei salotti televisivi, in un susseguirsi di analisi sciorinate a seconda della bottega di appartenenza. Che poco sfiorano con la giusta fermezza la vera genesi degli avvenimenti così tanto armonica con la rapacità universale.     Si parla di tutto e di più, forti dell