Di un’Italia europea, nel ruolo di lacchè dei padroni a stelle e strisce ne avevamo una consapevolezza meno vaga di quanto si possa supporre; ma da qui, per compiacere sia l’attuale che il precedente inquilino della Casa Bianca, a farci coinvolgere fosse solo a chiacchere, vulnerabili come siamo, in uno scenario di guerra dalle imprevedibili conseguenze, ce ne corre davvero.

E, per buon peso, con il risultato di avere tagliato le gambe alla nostra economia reduce dalla barzelletta Covid, inimicandoci gli amici russi ricchi di gas a buon mercato e petrolio, per ritrovarci alla mercé delle multinazionali che, incontrastate, sempre più ci asserviscono.

E penso alla reputazione dei nostri prestigiosi marchi in caduta libera nei più disparati settori, che di italiano conservano solo il nome; con la benedizione del gotha della nostra politica che da            l “risanatore del Paese” Prodi alla compagnia di sedicenti supertecnici, ci precipitò nell’olimpo dell’euro dalla porta di servizio.

Intanto, in attesa del prossimo marchingegno virale, passando dai rapporti con amici russi affidabili a quelli con amici del giaguaro ce la siamo presa con Putin che non ha mai pensato di inimicarsi l’Italia.

Fra Russia ed Ucraina, dopo una storia di lunga convivenza fra confinanti oggi antagonisti, non c’è chi non sappia che c’era un contenzioso aperto, motivato da storie pregresse di mancato rispetto da parte americana di accordi risalenti al tempo dell’unificazione della Germania, nel quale non avremmo dovuto minimamente intrufolarci.  

E tantomeno solo per fare piacere all’America, che memore delle solenni bastonate a destra e a manca, sentendo affievolirsi la propria egemonia ha pensato stavolta di prendere il fuoco con le mani europee.

Un conflitto, insomma, che nel rispetto dei vecchi accordi non sarebbe dovuto cominciare, prima che nella storia, spuntato dal cappello del prestigiatore, si intromettesse il “guitto Zelensky” per dirla con Diego Fusaro.

Eletto a furore di popolo teledipendente, incantato dai suoi ruoli di eroe tutto patria tanto cari soprattutto alle vecchiette dalla facile commozione, gonfiato a dismisura dal suo potente ex sponsor americano dall’incedere traballante, sta finalmente mostrando tutti i suoi limiti nell’esecuzione di un disegno che vien da sospettare possa aver poggiato su di una fucina più mediterranea di quanto sia lecito supporre. Le ultime su Gaza non hanno bisogno della maga per convenirne, e comprendere in quale calderone di follie il mondo malgrado gli ottimismi va immergendosi sempre più. 

Giammai avremmo dovuto farci strumentalizzare, noi e tutta l’Europa da un Biden e dai suoi accoliti, Draghi in testa, che avevano scelto di contrastare la Russia alle prese con l’Ucraina con la complicità della longa manus israeliana impersonata da Zelensky; per ritrovarci oggi, e solo grazie alla condiscendenza di Trump verso la nostra presidente, agli insignificanti margini del progetto di pacificazione, di cui Putin con buona ragione non ci legittima dal farne parte attiva.

 

Sulla notizia della prima ora di potere ospitare il tavolo della trattativa, più che altro per stabilire la consistenza della sconfitta dell’Ucraina, siamo stati smentiti a stretto giro a favore dell’Alaska. Un’occasione in cui qualcuno dice sia stato preso in considerazione un esilio parigino per Zelensky, lontano dalla sua sontuosa villa in Israele giusto per non stimolare, a buon intenditor, qualche veritiera ipotesi su quanto di inconfessabile aleggia sui timori del mondo.

Un guitto a tutti gli effetti, non poteva convogliare su di sé il 70% e passa di consensi senza aver ricoperto sulla scena televisiva il ruolo di salvatore della patria, dove le sue origini di appartenenza fanno capo alla modesta consistenza di un 4% di abitanti di fede ebraica.

In una situazione così esplosiva programmata a tavolino, all’Italia non rimane che serrare i ranghi e assecondare senza remore i progetti di pacificazione, a partire da chi avendola fatta grossa farebbe bene a fare ammenda del proprio azzardo, o attitudine personale che dir si voglia; se dobbiamo credere a “Striscia” che di Putin ci fa sapere che non vuole l’Italia di Mattarella al tavolo della pace.

Vedremo se, malgrado tutto, la nostra Giorgia riuscirà a imbellettare alla meglio la situazione, sperando che in linea con la sua grande attitudine nel cambiare registro, finalmente parli di Gaza e di Israele adeguandosi quanto basta al guerrafondaio d’oltralpe che, forse convinto dagli schiaffi muliebri, lo ha fatto per primo.

Ma purtroppo sembra che il tempo sia scaduto, Netanyahu ha mangiato la foglia e con la sua consueta inumana ferocia si sta precipitando a chiudere le porte alla soluzione dei due popoli pacifici confinanti, senza tralasciare di intensificare l’implacabile sterminio dei piccoli futuri combattenti.   

Non ci resta che confidare nella nostra presidente, che saprà fare ammenda delle proprie sviste barcamenandosi con la sua consueta abilità, con il prezioso appoggio dei suoi alleati. Non ultimo l’anti Macron Salvini.

D’altra parte non è la sola a contraddirsi, e lo fa molto meno dello scadente mondo politico che l’ha preceduta, rivelandosi una leader apprezzata più di tanti altri. Molti l’accusano di essere bugiarda, ma lei sostiene di fare solo il bene dell’Italia. Un fatto è certo: si dà un gran da fare per evitare di andare contro un vento che le appare favorevole. E si potrebbe dire che nulla toglierebbe alla sua creatività se dopo Biden e Trump, si abbandonasse al fascino di Putin.

Malgrado il tentativo di mezza Europa di appiopparle la patata bollente del criminale libico, ha potuto togliersi d’impaccio senza esitazione con grande scorno di chi voleva incastrarla. Ha agito come del resto avrebbe sicuramente fatto l’opposizione al completo.

La vicenda della cacciata degli italiani dalla Libia nel 1970, voluta da Gheddafi al tempo stesso della confisca di tutti i loro consistenti beni, ha chiaramente rappresentato un serio monito sul rischio che avrebbe corso l’Italia se avesse trattenuto Almasri.

Un timore con ogni evidenza comune a mezza Europa, tranne che per gli oppositori del nostro governo, attaccati a doppia mandata alla loro natura di bastian contrari con finalità davvero eversive.


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