Andando a
ritroso sulle vicende americane, immaginate qualcuno addentro alle segrete
cose: Elon Musk per citarne uno, o Trump stesso che meglio non potreste. Continuando
con i due prima che venga sparata la notizia di provvedimenti e iniziative inevitabilmente
destinati a causare ripercussioni sui mercati borsistici e valutari, cosa pensate
potrebbero fare nella veste di operatori nel mondo della finanza quali a tutti
gli effetti lo sono a tempo pieno? Ma quello più opportuno, ben sicuro: vendere
anticipatamente alla grande nel caso di provvedimenti che una volta annunciati
provocano il ribasso dei corsi, oppure acquistare, nel caso di provvedimenti in
direzione opposta, titoli e valori con il sistema del perfezionamento differito
anche di pochi giorni (tecnicamente ‘a termine’). Un sistema, questo, per chi
non lo conoscesse, che consente di speculare sull’andamento valutario e
borsistico, su titoli o valute che non si possiedono ma che la banca, coperta
dagli adeguati fondi del cliente, provvede dietro compenso a negoziare con venditori
o acquirenti che la pensano diversamente in un caso o nell’altro.
In sintesi
la notizia del giorno dopo, l’aumento dei dazi o di nuovi atti di guerra, che hanno
causato forti oscillazioni al ribasso delle quotazioni, può avere consentito ai
nostri “avveduti” compari di ricomprare alle nuove quotazioni i valori venduti
il giorno prima per chiudere la partita aperta, così guadagnando a spese del
pollo che c’è cascato la differenza fra il prezzo della precedente vendita e
quello più basso del riacquisto. E così di seguito, fra una notizia e l’altra,
al rialzo o al ribasso in oltre mezzo secolo di magagne speculative, inaugurate
con l’inconvertibilità del dollaro in oro e proseguendo con i contrasti fra
Trump e Musk giusto per eventualmente ripetere il giochetto che, sia chiaro,
non è basato su inezie, anche se tali sono per certi ricconi i miliardi di
dollari all’ombra del pilastro dell’industria bellica.
Nel nostro
piccolo un esempio di speculazione sulle notizie riservate soffiate da Renzi a
De Benedetti lo abbiamo vissuto al tempo della crisi delle Banche Popolari.
Soffermatevi
sull’attualità giornaliera e capirete la ragione di annunciare guerra un giorno
sì e l’altro no, seguendo le notizie degli altalenanti mercati azionari e
valutari passando per il saliscendi del prezzo del petrolio, ognuno generatore
di profitti purché si muovano nella direzione voluta. Persino i carichi delle
super petroliere subiscono variazioni di quotazione nel corso della navigazione.
Con alla finestra tutta una folla affaristico-speculativa intenta a fregarsi le
mani in vigile attesa della ricostruzione negli immani disastri dei conflitti, non
ultimi quelli provocati dagli immancabili terremoti.
Intanto che recentemente
nella sperduta Castelvetrano, nell’ora pomeridiana di maggior calura, viene
indetto un consiglio comunale aperto al pubblico, partecipato da pochi sindaci dei
paesi invasi dalle orribili turbine eoliche e pannelli solari, altro pilastro
dell’arrembaggio speculativo. Una insignificante presenza di cittadini che si
poteva contare sulle dita delle mani oltre ad altrettanti addetti e forze dell’ordine
faceva da riempitivo del veramente limitato spazio, il tutto gonfiato similmente
alla moltiplicazione dei pani e dei pesci a folla numerosa, in nome degli interessi di protagonismo politico e dalla
solita stampa.
Giusto per
dire che la sensazione di trovarsi in presenza di un avvenimento strumentale ad
una presa di coscienza di facciata aleggiava alquanto. Infatti sarebbe da
sprovveduti prendere seriamente in considerazione lo spazio di una angusta sala
consiliare di paese, ad un’ora assurda per giunta, come sufficiente ad ospitare
una partecipazione di popolo per dibattere di un tema così importante. Ignorando
che nella stessa piazza c’è un teatro degno di tale nome che avrebbe potuto
ospitare, quello sì, numerosi partecipanti se solo fossero stati avvertiti e
sensibilizzati.
Molto
meglio, quindi, fare tutto alla chetichella perché non si dovesse dire che il
problema della straziante devastazione del territorio non fosse sentito ed
affrontato. Anche quei sindaci del
circondario che, con gli ascoltatori penalizzati da un’amplificazione acustica gracchiante,
soprattutto nel caso dell’intervento dell’onorevole Ciminnisi, hanno tuonato contro
iniziative di installazioni future, avrebbero potuto dirci dov’erano quando in
nome dell’arricchimento dei soliti ignoti sotto copertura aveva preso l’avvio
l’inverosimile invasione del territorio.
Senza che,
ovviamente, si sia posto rimedio ai danni provocati per altri versi. E mi
riferisco alle condizioni di alcune strade fra cui la provinciale per Mazara
del Vallo (strada del boschetto), resa impraticabile dai danneggiamenti causati
dai mezzi pesanti carichi di quelle pale eoliche che in tutta la vallata rappresentano
un grande insulto ad un panorama che spazia fino a Salemi. Come se di panorami nei
dintorni ce ne fossero in sovrabbondanza. Alla faccia della pretesa vocazione
turistica di cui qualcuno si riempie la bocca, incurante dei cumuli di mondezza
e dei prospetti indecenti delle case.
Mi dichiaro,
quindi, contro l’energia pulita, del vento e del sole? Assolutamente no, se ci si
limita alle installazioni sui tetti delle case per i fabbisogni energetici dei
cittadini, così evitando di svilire, in nome dell’esportazione di elettricità
al prezzo del nostro impoverimento, le potenzialità dell’agricoltura in via di
sensibile ripresa. Troppo comodo piazzare le orribili pale nei
punti pianeggianti, quando avrebbero un impatto per nulla scandaloso e più
produttivo se installate in modo invisibile sull’alto delle montagne dove i
venti sono più presenti.
Parlando
d’altro, perché non investire una parte marginale delle somme stratosferiche occorrenti
per gli impianti eolici, e per i monumentali basamenti in cemento (quelli che
nessuno vede e che tanto terreno rendono improduttivo per l’eternità), nella
ricerca dell’energia termica nel sottosuolo, quella sì costante ed
inesauribile, di cui tutti, sindaci e politici ad ogni livello di governo,
tacciono. Tutt’altra cosa di quel che avviene nel mondo, dove l’energia
geotermica non cessa di fare proseliti.
Ve
l’immaginate il boom di energia pulita che potrebbe scaturire dal nostro
sottosuolo, che di calore inesauribile ne custodisce senza limiti, alla faccia
di ogni arbitrio di potere? A chi giova l’attuale disprezzo per il territorio,
visto soprattutto che l’elettricità prodotta in casa nostra è destinata a
fruitori fuori dalla Sicilia?
Si tratta di
una pretesa assurda voler conoscere chi muove le fila di un affare di cui non
ci si deve stancare di dire che offende il creato? Perché affollare senza soluzione di continuità
i nostri panorami con pale eoliche che collocate razionalmente in punti meno
visibili, quali le montagne del nord Italia, salverebbero l’estetica del
territorio della nostra Sicilia che vorrebbe organizzarsi per vivere di
agricoltura e turismo? È sempre una questione di profitto, e di imprenditori la
cui venalità fa il paio con le complicità congenite della categoria giammai
propensi a sobbarcarsi spese a loro avviso superflue. Molto meglio evitare di
arrampicarsi sulle impervie vie di montagna potendo disporre di ampie pianure e
collinette lungo le nostre strade, le cui ferite per i lavori di collegamenti
delle linee elettriche sono sotto gli occhi di tutti.
Le pale
eoliche e l’energia del sottosuolo mi fanno pensare ai televisori ingombranti
smerciati per mezzo secolo, fino al completo sfruttamento degli investimenti
per la loro produzione, allo stesso tempo che si era già in grado di produrre i
modelli extra piatti. Mi sbaglio? Non credo.
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