Di un’Italia europea, nel ruolo di lacchè dei padroni a stelle e strisce ne avevamo una consapevolezza meno vaga di quanto si possa supporre; ma da qui, per compiacere sia l’attuale che il precedente inquilino della Casa Bianca, a farci coinvolgere fosse solo a chiacchere, vulnerabili come siamo, in uno scenario di guerra dalle imprevedibili conseguenze, ce ne corre davvero. E, per buon peso, con il risultato di avere tagliato le gambe alla nostra economia reduce dalla barzelletta Covid, inimicandoci gli amici russi ricchi di gas a buon mercato e petrolio, per ritrovarci alla mercé delle multinazionali che, incontrastate, sempre più ci asserviscono. E penso alla reputazione dei nostri prestigiosi marchi in caduta libera nei più disparati settori, che di italiano conservano solo il nome; con la benedizione del gotha della nostra politica che da l “ risanatore del Paese ” Prodi alla compagnia di sedicenti supertecnici,...
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Ho appena rivisto su You Tube un vecchio film sul processo di Norimberga; strumentalmente o meno resuscitato a fagiolo, ma pur sempre utile per indurre riflessioni sull’immutabilità della natura umana e sulla ciclicità dei suoi vizi. I vincitori di ogni tempo, sterminatori tanto quanto i perdenti, continueranno a proporci l’esaltazione delle loro ragioni; si trattasse di dittatori per vocazione o difensori di privilegi su vasta scala, ispiratori quando non autori delle atrocità e prevaricazioni passate e presenti dilaganti nel mondo, in nome di nient’altro che della legge del più forte. Certo che nel film la posizione del generale russo, che ha veementemente ricordato il ruolo risolutivo del suo paese, con i suoi milioni di morti, nella sconfitta del nazismo, ci ha giocoforza paracadutati nell’infelice attualità con cui abbiamo dovuto confrontarci; penso all'argomentare del nostro presidente della Repubblica mirato ad accostare Putin a Hitler. Senza, peraltro, il minimo accen...