La presidente del governo italiano Giorgia Meloni, trascinata dalla sua coraggiosa veemenza si è liberata del groppo che aveva in gola e ha sparato a denti stretti il sacro nome di De Benedetti, fra gli intoccabili del nostro paese nonché editore del quotidiano “Domani”. Richiamandone la responsabilità dell’entrata a gamba tesa nel privato di personaggi legati al mondo politico, da parte di certi collaboratori del quotidiano che unitamente a qualche infedele funzionario dello Stato sono invischiati nello scandalo di grande attualità in questo momento. Pur non rappresentando, a ben guardare, nulla di nuovo nell’Italia dei colpi bassi legati a spionaggio, dossieraggio e quant’altro dietro le quinte. Non è nel merito di queste vicende che voglio entrare, anche perché oltre ad essere l’ultimo arrivato mi basta associarmi all’indignazione dilagante. È piuttosto di un dettaglio fra le storie del personaggio evocato dalla presidente Meloni che voglio fare cenno. Un dettaglio e nient’altro, perché delle sue poco edificanti incursioni nell’imprenditoria e nella finanza italiane “dir non è mestieri”, neanche più di tanto sulle informazioni che l’ex capo del governo Renzi gli elargiva per consentirgli la compra-vendita di prodotti finanziari, che a stretto giro si sarebbe rivelata apportatrice di sicuri benefici grazie alle soffiate da così alto loco. È dell’aspetto fiscale di questo signore, nato e operativo in Italia, relativo al periodo della sua misteriosa e illogica scelta di risiedere in Svizzera, dove avrebbe tranquillamente potuto abitare da non residente, che vorrei capire di più. Occorre sapere che, per gli accordi italo svizzeri, gli italiani residenti in Svizzera che operano in Italia non pagano nel nostro paese la totalità delle imposte dovute sui dividendi. Le pagano in acconto, in ragione di circa il 30%. Il rimanente 15% devono pagarlo in Svizzera. Cosa che non hanno ragione di fare in virtù di un marchingegno legato agli accordi sulle norme di residenza. Si dà il caso che un ricco straniero residente in Svizzera, ha la possibilità di fare un accordo con il fisco di quel paese pagando una tassa di residenza forfettaria calcolata con generosa parsimonia. Va da sé che la parte di tassazione italiana del ricco De Benedetti riservata alla Svizzera, unitamente alle tasse personali è sempre stata soddisfatta a monte in quel paese con l’accordo forfettario sulla tassa di residenza. Ne consegue che con una residenza di comodo De Benedetti ha pagato le imposte in Italia un terzo in meno di quanto sui dividendi avrebbe dovuto pagare. Lui ha sempre dichiarato di pagare le imposte in Italia, ma glissando sul quantum. Adesso che non ha più affari in Italia ha preso la cittadinanza svizzera dove probabilmente non è più soggetto al pagamento di alcun forfait dal momento che la tassa sulla fortuna è molto bassa. Non sapendo dove risiedano i figli De Benedetti che operano in Italia, mi chiedo se continuano la tradizione fiscale paterna. Ammesso che nel frattempo eventuali nuovi accordi non abbiano modificato l’andazzo.       

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