Il principio che a tutti gli organi di informazione, di qualsiasi livello, dovrebbe essere proibito severamente dal dipingere negativamente fatti e persone con forzature prive di fondamento finalizzate a farsi leggere o ascoltare dal volgo ignaro, dovrebbe trovarci tutti d’accordo.

Prendiamo il caso di Valerio Antonini, recentemente gratificato da Giacomo Di Girolamo direttore del quotidiano TP24 di velate considerazioni negative davvero fuori dalle righe.

Per quanto si voglia essere intriganti, del personaggio Antonini, che fra l’altro evoca la lunga serie di omonimi imperatori della sua Roma natale, non si evince alcunché che possa dare adito a situazioni di vita contraddittorie.

Questo abbandonarsi del giornalista a voli pindarici in negativo su di un personaggio di tutta evidenza dedito ai suoi legittimi affari, alla sua creatività, agli affetti personali e alla sua passione sportiva, non denota di certo quel buongusto che dovrebbe discernere la sana capacità di pensare dal grafico raffazzonare. Il fatto di estrapolare, con finalità al servizio della grancassa mediatica di provincia, da una invidiabile carriera nel mondo degli affari inesistenti negatività sulla spinta di palese invidia congenita, è giusto che venga stigmatizzato a dovere. E non si sono sottratti al compito i tifosi del Trapani calcio che hanno inalberato striscioni di condanna per Di Girolamo, in difesa del presidente della loro beneamata squadra.

Un presidente, Antonini, che pare abbia già surclassato fama e ricchezze di Serafino Ferruzzi, a suo tempo osannato alla grande dalla stampa italiana, che del ricco commercio delle derrate alimentari fece un impero.

Forse il giornalista dovrebbe sapere che i miliardi di bocche umane ed animali che più volte al giorno richiedono cibo, giustificano ampiamente l’arricchimento di un operatore mondiale del circuito alimentare, che faremmo bene ad ospitare senza critiche gratuite. Forse ancor di più di quegli stessi di gas, petrolio e derivati, settore in cui il nostro Di Girolamo, lo capisco eccome, non pare si cimenti con il suo TP24.

Non si evince altro, invece, che una ricerca spasmodica di situazioni di torbidezze inesistenti, quando un sano amor di patria dovrebbe portare a dire grazie a chi appare come manna caduta dal cielo, colpito dal dardo di Cupido, affascinato dal vivere in un territorio dal quale dobbiamo sperare non si allontani disgustato dalla ingrata accoglienza. Giacomo Di Girolamo farebbe bene a recitare un “mea culpa” anziché sollecitare interventi di categoria di rara illogicità. Si sarà già reso conto che l’intervento sui generis di Nello Trocchia su “Domani”, non sembra sottoscrivere nella forma la sua inchiesta. Ma si può fare una inchiesta di tale invadenza senza presupposti di un minimo di coerenza con i fatti che richiederebbero piuttosto dei complimenti a tutto spiano? La Sicilia ha estremo bisogno di imprenditoria capace, da accogliere ed esaltare piuttosto che criminalizzare per invalsa abitudine. Basterebbe solo riflettere sulle nubi che incombono sul mondo, per capire quanto bisogno potremmo avere della categoria di imprenditori che Valerio Antonini rappresenta.    

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