Ci risiamo. A Castelvetrano è tempo di elezioni comunali, di chiacchere, critiche e inesistenti progetti risolutivi. “Parole, parole, parole” cantava la grande Mina. Elencazioni pedisseque di problemi annosi che ognuno dei candidati di turno assicura di sapere affrontare e porvi finalmente rimedio. Non fanno, però, che argomentare su troppe cose minime, che seppure degne di considerazione giammai potranno essere determinanti per traghettare il paese fuori dal pantano in cui è immerso fino al collo.  Del riordino della macchina burocratica, e del suo adeguamento alla scienza informatica, se ne può e se ne deve parlare. Ma come supporto alla creatività di cui il territorio è ricco solo a parole. Quel monotono mantra sulla bocca di tutti che per magnificare le nostre risorse ci ricorda che abbiamo Selinunte, il mare, il sole e la campagna fertile ci viene ripetuto fino alla noia.  Noia di sentirne parlare, e delusione profonda per il poco o nulla che si è in grado di fare per utilizzare tanto ben di Dio a beneficio di una economia, pubblica e privata, sulla via di esalare l’ultimo respiro. Vorremmo, piuttosto, apprendere quali iniziative concrete e dettagliate, col supporto di opinioni professionali sicuramente affidabili, vi sono in campo. Non si può magnificare il territorio omettendo il come promuoverlo nei dettagli. Lasciandolo in balia dell’incompetenza, e dell’arbitrio dei vari ed improvvisati accompagnatori turistici che decidono di operare le soste dove hanno la loro convenienza in termini di tangibile ricompensa. Ed è così che la maggior parte delle diverse centinaia di migliaia di visitatori, dopo un “tocca e fuggi” nell’acropoli di Selinunte vengono fatti proseguire per Agrigento. Selinunte è qualcosa di troppo esclusivo per continuare ad essere negletta, alla mercé di un interprete purchessia di scienza turistica e culturale. Serve a ben poco l’andazzo “tradizionale” delle decine di pullman che scaricano frotte di turisti per le rapide visite, se non c’è null’altro da proporre nel territorio che non sia improntato a disordinata improvvisazione. Le scoraggianti sconcezze dei cumuli di immondizia e degli indecorosi prospetti di tantissimi immobili che a Castelvetrano-Selinunte ci circondano, poggiano sull’alibi della situazione finanziaria che non consente nessuna possibilità di porvi rimedio. Concetto assai comprensibile alla luce del fatto che l’attuale sindaco, da ex bancario, non può minimamente accettare una pur minima irregolarità nella chiusura della cassa. Fosse pure finalizzata a promuovere al meglio il bene amministrato, indebitandolo oculatamente a fin di bene. La conquista di vedere Castelvetrano-Selinunte compresa negli itinerari turistici non può che essere compito di specialisti che sanno come fare. Non si possono attribuire competenze al primo arrivato in virtù di parentele e convenienze elettorali, per rappresentarci presso i paesi dei quattro punti cardinali con delle informazioni e proposte con il massimo di “savoir faire”. Castelvetrano-Selinunte aveva fatto la scelta giusta con la contessa Donà Dalle Rose, e non potrà mai pentirsi abbastanza di averne svilito l’entusiasmo. Di una Signora esponente di una famiglia che ha determinato il successo della Sardegna turistica. Si era innamorata di Selinunte, ma le hanno fatto passare la voglia di conseguire un altro successo. Da cittadino elettore sollecito i candidati a manifestare in anticipo quel che concretamente sono in grado di fare.        

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